(a cura della Redazione)

55 anni, italoamericano, cattolico, Samuel Anthony Alito, detto Sam, è il 110mo giudice della Corte Suprema Usa, ultimo ingaggio di una Supreme Court mai così cattolica. La nomina voluta da George W. Bush è arrivata con il sì definitivo del Senato, lo scorso martedì. Conservatore con una carriera impeccabile, già membro della terza Corte d’Appello di Philadelphia, Alito è particolarmente conosciuto per il suo pronunciamento nella causa Planned Parenthood v. Casey.
Era il 1991 quando Sam Alito votò a favore di una Legge della Pennsylvania, impugnata dall’associazione abortista Planned Parenthood, che introduceva l’obbligo di notificare al marito (e ai genitori, nel caso di donne minorenni), la scelta di abortire. Dando il via ad un vasto dibattito su paternità e “cultura abortista” che, da allora, nella dinamica e poco ideologizzata società americana, si è sviluppato senza soluzione di continuità. Portando allo scoperto drammi e speranze dei settori più vitali di quella società.
Esattamente dieci anni dopo il pronunciamento di Alito, nel 2001, fu pubblicato in Italia il Documento per il padre per affermare la necessità di ridare al padre «le responsabilità che gli toccano in quanto coautore del processo riproduttivo». Il Documento, il cui testo completo è disponibile qui, e che ha raccolto, e continua a raccogliere, centinaia di adesioni fra professori universitari, giornalisti, editori, medici, avvocati, psicologi, associazioni culturali e semplici cittadini, ha dato origine anche nel nostro Paese al movimento dei padri per la vita. Per superare ogni insensata politica che sottrae ai padri, la vita dei loro figli. Per riaffermare quel dato di realtà su cui si basava il parere del 1991 del giudice Sam Alito.