Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 24 aprile 2006
Il segreto irrita, ma interessa più di ogni cosa. L’amata, se misteriosa, fa soffrire, ma i suoi silenzi ci legano più di quello che dice. Persino negli eventi pubblici, come le elezioni, l’interesse per ciò che appare, le preferenze manifestate degli elettori, è ampiamente bilanciato dalla passione per ciò che, invece, non vuole dichiararsi: le astensioni, i voti nulli, i misteri. Alla pubblicità della proclamazione dei risultati si contrappone il fascino per il “segreto dell’urna” e le sue oscure vicende. Il rito democratico si accompagna ad un suo lato più “dark”, oscuro, notturno (i verbali elettorali buttati nei cassonetti, le schede gettate via dopo la chiusura dei seggi), che fatalmente interessa almeno quanto le foto ufficiali dei leader che depongono sorridendo la scheda. Non solo, ma più il sistema delle comunicazioni tende ad impossessarsi di ogni momento della decisione politica attraverso sondaggi, exit pool, ed altri strumenti di indagine, più il cittadino si rifiuta di rivelare come la pensa. Ogni anno, dovunque in Occidente, diventa più difficile conoscere le vere opinioni politiche delle persone. Che le manifestano solo nell’urna, rovesciando improvvisamente incertezze e menzogne dichiarati in precedenza a stuoli di autorevoli sondaggisti. E’ come se nella società della comunicazione di massa le persone riscoprissero l’importanza del segreto, del non svelarsi, di un’intimità protetta. Leggi il resto dell’articolo