Le scorrette piste dell’amore
29 agosto 2006 2 commenti
Claudio Risé, da “Il Giornale”, 29 agosto 2006, www.ilgiornale.it
Sì, va bene la “sindrome di Stoccolma”. Sta tra due virgolette, comincia per “sindrome”, ci si può mettere sotto un timbro, una firma, e la diagnosi è bell’è fatta. E dopo? Quando abbiamo ancora una volta detto che di questo si tratta, cosa ne sappiamo, in più, del comportamento di un essere umano, di questa ragazzina segregata per otto anni, e che quando ha potuto/deciso di andarsene, ha suonato alla vicina e ha detto: «sono Natascha Kampusch»? Di questa persona che ha passato l’adolescenza senza vedere e parlare con nessuno tranne il suo carceriere, e che tuttavia, ora che è una giovane donna, riemerge dal nulla in cui era stata cacciata, brandendo la segnaletica dell’Io, nome e cognome, con una fermezza di cui la maggior parte dei suoi coetanei cresciuti in famiglia non sarebbe capace, anche in situazioni molto meno drammatiche? Leggi il resto dell’articolo