Il buon cittadino si forma a teatro
31 marzo 2009 6 commenti
Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 30 marzo 2009, www.ilmattino.it
Scrittori e politici discutono se lo Stato debba aiutare i teatri pubblici, o concentrarsi su scuola e università. Il dibattito rivela come si rischi di smarrire il significato formativo della rappresentazione teatrale. La cultura occidentale e la democrazia nascono ad Atene con il teatro e la tragedia, e così continuano, fino a Peter Brook. Gli statisti, da Elisabetta I a Charles De Gaulle, sostennero il teatro perché consapevoli che una nazione ha bisogno di palcoscenici quanto di scuole.
Nelle aule si imparano nozioni, leggi, fatti. A teatro, davanti a un palcoscenico, si condividono emozioni, si partecipa a storie, individuali e collettive. Il fondatore della pedagogia americana, John Dewey, diceva che ci sono due modi di apprendere qualcosa. Il più noto è quello di trasmettere nozioni: insegnarle, diffonderle, con la scuola, giornali o libri. Il modo più profondo però è quello di condividerle, partecipando assieme a un evento significativo: un rito, o una rappresentazione. Mentre il primo modo fornisce la trasmissione di fatti o notizie, il secondo (la «comunione») consente a chi partecipa di approfondire vissuti e sentimenti sulla vita e l’essere umano, indispensabili per la formazione dell’identità della persona. Leggi il resto dell’articolo