L’equivoca “empatia” e la caccia ai vampiri
29 giugno 2010 8 commenti
Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 28 giugno 2010, www.ilmattino.it
Forse negli ultimi cinquant’anni abbiamo sopravvalutato le virtù dell’empatia (sentire come l’altro, mettersi nei suoi panni). L’abbiamo messa al centro di tutto: educazione dei giovani, rapporti coi dipendenti, con gli stranieri e i diversi, relazioni uomo-donna. Adesso però ci accorgiamo che sempre più spesso un giovane sgridato cade in depressione (e a volte si toglie la vita), sul lavoro ci si sente «empaticamente» controllati, l’intolleranza cresce, e fra maschi e femmine è guerra.
Sembra proprio che l’ubriacatura di empatia sia stata soprattutto un modo di aggirare i conflitti che crescevano in una società in rapido cambiamento.
Con lo slogan dell’empatia ad ogni costo chi deteneva il potere (i politici, i genitori, gli insegnanti) doveva mettersi nei panni dell’altro (il giovane, la donna, il diverso di qualsiasi tipo, lo straniero). In questo modo, però, si è in fondo occupato lo spazio proprio di questi «altri», impedendo loro di farsi davvero carico delle propria diversità. Si è così reso più difficile alle identità «altre» di rafforzarsi e sviluppare le proprie capacità di resistenza e discussione nei confronti del potere. Leggi il resto dell’articolo