Dalle frontiere alla bioetica: oggi il problema è il limite
22 marzo 2016 Lascia un commento
(Di Eleonora Barbieri, da “Il Giornale”, 20 marzo 2016, www.ilgiornale.it)
Per il nostro mondo superare i limiti è una virtù: da Bodei a Debray fino a Risé, così gli studiosi affrontano il dilemma di un’epoca
Si dice limite. Si dice: barriera, ostacolo. Si dice confine. O incapacità. In ogni caso, al mondo contemporaneo, occidentale, non piace. Oggi superare i limiti, «proiettarsi verso l’ignoto», non è hybris, non è un peccato che sarà punito dagli dèi: è «il maggior vanto dell’età moderna», come scrive Remo Bodei nel suo ultimo saggio (Limite, appunto, da poco pubblicato da Il Mulino, pagg. 124, euro 12).
Di più. L’avventura, in tutti i campi e i sensi, è diventata «normale», è il modo in cui l’uomo agisce e realizza se stesso ed è, anche, la direzione lungo cui viene interpretata la temporalità: la storia come progresso. L’uomo ha abbattuto i muri, dice Bodei, quelli che «impedivano alla conoscenza di penetrare negli arcana naturae, gli arcana Dei e gli arcana imperii, i misteri della natura, di Dio e del potere»: e, da allora, il limite non ha fatto altro che spostarsi in avanti, trasformandosi, per definizione, in qualcosa di «provvisorio». Qualcosa che è destinato a essere superato, secondo la tesi di Bloch per cui pensare è «oltrepassare», varcare i confini.I confini però non smettono di essere. Nasciamo limitati: nel tempo, nello spazio, in un corpo e un cervello.