La lotta spirituale dell’Arcangelo Michele e la libertà dell’uomo

St_Michael_Raphael (Di Claudio Risé, da “L’Ordine”, 28 settembre 2014)

La ricorrenza dell’Arcangelo alla fine dell’estate ha una forte valenza psicologica: simboleggia la lotta tutta spirituale nei confronti del drago che è dentro ciascuno di noi e contro la fatica acuita dai primi freddi

Nelle campagne ancora si dice “A San Michele il caldo va in cielo”. È così: nella fase dell’anno in cui stiamo entrando il caldo si indebolisce, poi se ne va. Ma il proverbio (come sempre) non ci dà solo un’informazione metereologica. Parla anche del clima psicologico del “tempo di Michele”, quello che si inaugura con l’equinozio autunnale e segna il passaggio dall’estate all’autunno. Una fase dell’anno che, assieme alle altre tre stagioni, segna una serie di cambiamenti che si manifestano nella natura esterna e nel nostro corpo. Influenzando profondamente, però, la nostra psiche e la nostra anima, e presentandoci sfide e opportunità.
Il tempo di Michele con i suoi cambiamenti psicologici è sintetizzato in un’immagine forte, che occupa un posto importante nella storia dell’arte, nell’immaginario religioso, nel folklore dei vari popoli, e in tante altre manifestazioni umane. Si tratta della rappresentazione dell’Arcangelo Michele che con la sua lancia colpisce un drago (di forme volta a volta diverse) e lo spinge verso il basso. È un’immagine con fortissima forza dinamica, di movimento, che si svolge tutta sull’asse verticale: dall’alto, da dove viene Michele con le sue grandi ali, e spinge verso il basso il dragone, anch’esso alato ma ormai schiacciato sulla terra.

Non solo folklore
Anche qui, non si tratta solo di arte, o di folklore. Le immagini archetipiche presenti nelle culture di interi continenti non appartengono a questa o quella sfera del sapere umano, ma sono espressione dell’ “inconscio collettivo”, che poi si manifesta nel sapere e nelle grandi narrazioni dell’umanità. Michele è presente fin dall’inizio della Bibbia, così come nelle scritture cristiane e in quelle dell’Islam, dove è ritenuto il messaggero della rivelazione da Dio a Maometto.
Qual è, in queste diverse manifestazioni dell’umanità, il carattere e il ruolo di Michele? Qual è dunque la specifica forza che questo tempo a lui dedicato, dove lo si ritiene particolarmente presente, può suscitare negli uomini che a lui si rivolgono?

Senza corpo
Si tratta, come appare chiaramente nell’immagine, di una forza spirituale. Michele non ha un corpo: è un angelo; il suo movimento avviene nell’elemento dell’aria, attraverso le ali. È anche il primo angelo: l’Arcangelo indispensabile nella lotta, nella battaglia. A cominciare da quella avvenuta fra gli angeli, divisi fra loro sulla venuta decisa da Dio dell’uomo sulla terra (cui molti si opponevano, per gelosia). Racconta l’Apocalisse: «Vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero».
Qui riconosciamo anche la natura di Michele: una forza spirituale che si sottomette alla volontà divina e accetta di servire l’uomo nel suo passaggio sulla terra (mentre le altre forze spirituali, gli angeli ribelli, non lo vogliono). Michele può intervenire nel mondo e sull’uomo in modo particolare, in una precisa fase dell’anno, in un “tempo” in cui la qualità della sua forza è particolarmente efficace.
Nell’estate, da San Giovanni in poi, abbiamo vissuto nelle forze di calore (quest’anno non così abbondanti, a dire il vero) che dalla terra salgono verso il cielo, coinvolgendo l’uomo e i suoi sensi. L’uomo si è goduto un’immersione nella natura sensibile, che nel suo rigoglio occupa ogni spazio ed energia.
In questi giorni, con l’immagine di Michele che caccia il drago con la sua lancia, come dice Rudolf Steiner: “cade il sipario del calore estivo che nascondeva il mondo spirituale”. Tutto ora è più fresco e più limpido, e l’immagine di Michele, nella luce argentea e azzurrina del manto, armatura e lancia dell’Arcangelo è chiara. Diventa visibile quindi quale sia il compito dell’uomo nei prossimi mesi dell’autunno-inverno. Si tratta di ricacciare nella terra, perché marciscano nella silenziosa trasformazione che avviene nei mesi freddi, le forze spirituali negative (rappresentate dal dragone, capo degli angeli ribelli), che si oppongono alla vita umana e alla sua relazione col Dio creatore di tutte le realtà materiali e spirituali.

Le pulsioni da combattere
Chi è il drago, che l’uomo dovrebbe intimamente combattere, alleandosi a Michele e all’indebolirsi autunnale delle forze aggressive della natura dentro di sé ? È l’angelo ribelle (di cui conserva le ali, ormai ristrette e deformi), ma come mai è diventato un drago? Ribellandosi al creatore per superbia e gelosia, pulsioni (spinte affettive) rozze ed egoiste, si è degradato da forza spirituale celeste a forza istintuale animale. Ancora molto forte, ma distruttiva e “terrestre”, perché solo sulla terra (dove Michele lo cacciò nella battaglia angelica) è ormai attiva la sua forza.
Il drago nel mito e nella simbolica delle fiabe e del folklore è un animale antico, dalla grande forza divorante. In molte narrazioni esige dagli uomini la consegna di donne e uomini, spesso giovani, per ucciderle divorandole.
La psicoanalisi ha aggiunto nella sua esperienza clinica un tassello importante a queste rappresentazioni. Con Freud e i suoi allievi ha infatti riconosciuto che la “pulsione orale”, la spinta istintuale a divorare, posseduti da una fame irresistibile, affetti, persone, esperienze sessualità, è la “nevrosi primaria” sulla quale tutte le altre poggiano e si sviluppano. Drago diventa quindi l’uomo quando nevroticamente divora l’altro ed ogni esperienza, senza rispettarla e viverla in un dialogo amoroso, con gratitudine per quanto l’incontro gli offre.

Una silenziosa alleanza
La lotta col drago, condotta con la silenziosa alleanza dell’Arcangelo e del suo “tempo”, si realizza attraverso la lancia (elemento di forza fallica, posseduta però anche dalle donne, non prive di quest’aspetto maschile), che respinge e indebolisce la spinta istintuale a divorare gli altri per un piacere intriso di aggressività e superbia. E’ la rinuncia alle “brame”, ai desideri insaziabili, alle dipendenze che divorano: un campo affettivo ed emotivo molto ampio, che comprende non solo persone ma oggetti, consumi, denaro, status sociali. Tutto il campo di quello che il buddismo chiama “attaccamenti” terreni.
Si tratta di un lavoro lungo, che impegnerà tutto l’autunno, la fase in cui la natura riconosce la supremazia del tempo, e gli alberi lasciano cadere le foglie. L’elaborazione che l’uomo darà a questo impegno trasformativo non coinvolge solo le spinte istintuali, ma anche la morte, che naturalmente molto a che fare con l’attività del drago. Si tratta di passare dalla fame/desiderio di morte del drago all’intensa partecipazione del poeta (Ungaretti): si sta /come d’autunno/ sugli alberi le foglie.
È dalla battaglia dell’Arcangelo Michele che nasce la libertà dell’uomo dalla distruttività delle pulsioni caotiche e disordinate. Quella libertà che consentirà a primavera, dopo un operoso inverno di silenziose trasformazioni, lo spuntare sugli alberi di nuove foglie.

Claudio Risé

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One Response to La lotta spirituale dell’Arcangelo Michele e la libertà dell’uomo

  1. Sia Ruskin, sia Hemingway, amavano Venezia in autunno, ai primi geli di novembre, coi cieli del Tiepolo che portavano lontano verso i Monti, e i marmi dei palazzi che parevano più freschi, più lucidi. Concordo con Risé, in questo suo bel articolo, e con i due grandi scrittori sopra citati.

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