Privazione e resurrezione: chi non muore nemmeno vive

(Di Riccardo Paradisi, da “Tempi”, 20 luglio 2017, www.tempi.it)

Secondo Risé il destino dell’Occidente non è il trionfo della tecnica. “Noi siamo natura, solo il Selvatico si salva”.

Vita selvatica. Un libro-dialogo tra Claudio Risé e Francesco Borgonovo, esce in sincronia con l’estate, stagione evocatrice di “quelle forze profonde che spingono a un cambiamento positivo e vitale”, come le definisce Risé, dichiarando così l’intento di questo “manuale per la sopravvivenza alla modernità”.

Un discorso, quello di Risé, che muove dalla constatazione di aggirarci ancora nella terra desolata raccontata un secolo fa da Eliot. Desolata non solo sub specie ecologica ma nel senso più profondo e originario dell’esser tagliata via dalla partecipazione all’acqua di vita elargita dalla sofianica anima del mondo e dallo spirito.

A essere particolarmente investiti dall’archetipo della terra desolata, dice Risé in questo colloquio con Tempi, sono soprattutto i giovani.

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